Una sola è la strada per la felicità, dice il saggio.
Oddio, forse dovevo svoltare prima.

lunedì 13 marzo 2017

LA STELLA CADENTE



Guarda, una stella cadente! Esprimi un desiderio!»
«Vorrei...»
«No, non dirlo. Se lo dici non si avvera più».
I loro sguardi sognanti e imbarazzati si incontrarono. Erano entrambi percorsi da una strana vibrazione. Rimasero immobili per pochi minuti, che sembrarono un'eternità.

«E tu, invece, cosa hai pensato?».
Lei arrossì. Abbassò gli occhi. «Se te lo dico, ho paura che non si avveri il mio».

Si sfiorarono con la spalla, mentre continuavano a fissare il cielo stellato per evitare di guardarsi.
Poi lui fece ruotare dolcemente la testa fino a sfiorare la guancia di lei. La baciò. Si baciarono.

«Chissà dove vanno a finire le stelle cadenti».
«Già, chissà. Comunque il mio desiderio è stato esaudito».
«Anche il mio».

Il meteorite che con la sua scia luminosa aveva attraversato il cielo quella notte, era caduto su una fattoria del Texas, uccidendo un'intera famiglia composta da nonno, nonna, padre, madre e cinque figli, facendo strage di tutti gli animali e compromettendo in maniera irreversibile flora e fauna del terreno circostante per centinaia di miglia.

domenica 5 marzo 2017

CARA SUOR CARMELA. Le lettere di Vivin C.



12 giugno 2016
Cara suor Carmela, le scrivo perché non so a chi rivolgermi per il mio problema. Le parlo così, col cuore in mano e la mano in testa. Sono una ragazza come tante altre, ma più inquieta, anche se provengo da una famiglia come tutte le altre. Mio padre è impiegato in una grande azienda di distribuzione di tappi e turaccioli, e mia madre è un'artista estemporanea folk, cioè dipinge paesaggi su fogli di sughero. Avrà forse capito che vivo in Sardegna. E proprio questo è il mio dramma. D'inverno non faccio fatica a stare in casa con i miei: mi piace guardare il vento che dalle bocche di Bonifacio spazza via le barche e le fa turbinare in aria come magici mulinelli, per poi lanciare tutto intorno i vari componenti, sia delle barche, sia dell'equipaggio. Mi piace vedere la pioggia che allaga allegramente le strade impervie e coglie all'improvviso le auto di passaggio, facendole sbandare pericolosamente e a volte precipitare in nascosti burroni. Mi piace il silenzio della sera sarda, il rumore del pennello che scorre sul foglio di sughero, lo sfrigolare del porceddu sui fornelli. Ma d'estate... oh, d'estate, suor Carmela mia, tutto cambia. Il mio paese si anima di ragazzi belli e abbronzati, che stanno in spiaggia tutto il giorno e dopo cena vanno in discoteca con i loro scooter. E io? Mio padre la sera non mi fa uscire e mia madre mi ha cucito personalmente il costume con dei fogli di sughero. Intero. Come posso fare? Io vorrei essere una ragazza come tutte le altre, col bikini di cotone e lycra! Chiedo forse troppo, suor Carmela? Sono forse un'ingrata? Una spudorata? Tutte le sere prego il Signore affinché si estingua il sughero dalla Sardegna. E me ne vergogno.

Grazie per questo impagabile servizio d'ascolto.
Vivin C. 76

Suor Car
mela risponde
Cara Vivin C., il sughero è un materiale pregiato, ringrazia per questo dono: vedrai che il tuo costume sarà ammirato da tutta la spiaggia.
P.S. Ma 76 è il tuo anno di nascita? 


26 agosto 2016
Cara suor Carmela, si ricorda di me? Sono la ragazza sarda, la figlia di un impiegato nel settore di tappi e turaccioli e di un'artista della pittura su fogli di sughero. Si ricorda del mio odiato costume di sughero? Volevo dirle che io quest'estate ho seguito il suo consiglio. Ma le cose non sono andate proprio come speravo. Per farla breve, è successo questo: dopo un'ora che ero in ammollo nella limpida acqua del nostro bel mare sardo, la parte inferiore del costume (dalla vita in giù, con rispetto parlando) si era completamente disgregata, mentre nella parte superiore, per un qualche misterioso fenomeno fisico, il sughero si era miracolosamente gonfiato a dismisura, causandomi un imbarazzante effetto boa. Finché sono rimasta perfettamente a galla, baciata sul viso dal nostro caldo sole della Sardegna, nessun problema. Purtroppo però, a causa di un'ondata improvvisa, a un certo punto ho subito un totale ribaltamento a testa in giù, che mi ha fatto ritrovare, ahimé, con la testa sott'acqua e le gambe (ma non solo, con rispetto parlando) al di fuori della cristallina superficie. Che momenti, suor Carmela! Pensavo di morire, non solo dalla vergogna, ma anche dalla prolungata apnea. Sarei voluta sprofondare negli abissi... ma cosa vuole, con tutto quel galleggiante di sughero, era impossibile. Per un triste scherzo del destino, in quel momento la ridente spiaggia (nel senso che tutti ridevano come matti) era densamente popolata da ragazze e ragazzi abbronzati, provenienti da varie parti d'Italia, e addirittura anche dall'estero. Anche il bagnino, quando finalmente mi ha recuperato e riportato alla posizione originaria, rideva di gusto. Mi deve credere, suor Carmela, è stato terribile. Quella stessa sera, coricata sul mio letto, mentre guardavo il soffitto tappezzato di pregiato sughero, ho avuto i soliti cattivi pensieri. Ho desiderato che tutta la Sardegna sprofondasse insieme ai tutti i suoi benedetti alberi di sughero. Capisce, Suor Carmela, in che stato sono? Ora la devo lasciare, perché ha citofonato il mio ragazzo. Gli amici lo chiamano "il tappo". Ah, no, qui il sughero grazie al cielo non c'entra: è alto un metro e trenta!

Aspetto una sua preziosissima e utilissima parola di conforto.
Vivin C. 76 

Suor Carmela risponde
Cara, non mi hai ancora specificato se 76 è il tuo anno di nascita.

mercoledì 1 marzo 2017

IL CERVELLO È MIO E LO GESTISCO IO




Una figura di cacca può cambiarti la vita


Tanti anni fa (tanti, avrò avuto vent'anni o poco più) ero una ragazza molto diversa da come sono ora. Avevo persino una guida spirituale (cioè un sacerdote di riferimento, invece della psicologa). E a questo proposito c'è un episodio apparentemente banale, che ha rappresentato un punto di svolta nella mia vita. 

Quando uscì nelle sale Nove settimane e mezzo, la guida spirituale convinse tutto il suo fan club (compresa me) che fosse un film altamente pericoloso, sconveniente per tutta una serie di motivi che ora nemmeno mi ricordo, e che per questa ragione non andava nemmeno visto.
In quei giorni (citazione evangelica involontaria), mi trovai a casa di un amico del laboratorio teatrale che allora frequentavo, per un lavoro da fare insieme. Ora, com'è come non è, si finì a parlare del famigerato Nove settimane e mezzo, e mentre lui ne parlava (e l'aveva visto), io gli davo contro con veemenza, ripetendo a pappagallo le motivazioni che avevo assunto come mie. «Perché prima di parlare non lo vai a vedere?», mi disse giustamente il mio amico. «Perché non va proprio visto». Punto. Categorica. Convinta.

Bene. Un bel po' di tempo dopo, com'è come non è, non me lo ricordo, passate le polemiche della prima ora, mi capitò un invito a vedere questo benedetto film e, ormai un po' sbiaditi i discorsi sui divieti vari, anche se titubante, ci andai. Beh. Nove settimane e mezzo, una grandissima cazzata, niente di che, niente di pericoloso, nessun minimo motivo di turbamento. Esattamente come diceva il mio amico del laboratorio, ed esattamente il contrario di quello che diceva la guida spirituale. Che poteva avere anche le sue ragioni: ma non erano certamente le mie!

Ecco, non mi ricordo davvero più i termini della questione, ma mi ricordo in modo preciso come mi sono sentita appena uscita dal cinema: un'idiota, una stupida, una povera deficiente. Io non pensavo affatto quello che avevo detto, sostenuto e sottoscritto. Io ero perfettamente in grado di elaborare un giudizio autonomo in base alla mia formazione culturale, alla mia sensibilità, alle mie idee. Non avevo bisogno di fare il ripetitore dei giudizi altrui. Avrei voluto citofonare al mio amico e dirgli: «Oh, cavolo, avevi ragione, sono stata una stupida, vorrei mettere la testa dentro un sacchetto di carta, dovevo vederlo prima di parlare, non era affatto il mio pensiero. Frustami!» Ma nel frattempo lui aveva cambiato casa, e chissà se si ricorda ancora di me, la ragazza decerebrata.

Questa figura di cacca è stata fondamentale. Da allora la mia linea esistenziale è: mai più prestare la voce ai pensieri altrui, che siano guide spirituali, leader politici, amici intelligenti, professori, gruppi o idoli di varia natura. Mai. Essere d'accordo con, non essere d'accordo con, questo sì... ma mai rinunciare all'autonomia del pensiero. Mai abdicare al cervello. Sempre verificare, controllare, informarsi di persona. Ci sono tante altre cose per cui sentirsi stupidi. Per tutto il resto... c'è la psicologa.