Una sola è la strada per la felicità, dice il saggio.
Oddio, forse dovevo svoltare prima.

giovedì 23 febbraio 2017

PEPPINA LA LAMPADINA


C'era una volta una lampadina da 40 watt. Si chiamava Peppina ed era attaccata al soffitto nel centro di una cantina. Da tanti anni svolgeva il suo lavoro con serietà e competenza, illuminando, quelle poche volte in cui veniva accesa, l'angusto locale. Era lì da sempre, da quando era uscita un giorno dal negozio di ferramenta, dentro la grande borsa a tracolla di una strana ragazza magra, con i capelli lunghi e lisci.

Peppina non conosceva il mondo di fuori, se non attraverso i racconti degli oggetti che ogni tanto finivano lagg.
Ramona la poltrona, per esempio, sospirava ogni mezz'ora, rievocando i bei momenti in cui un essere chiamato nonno stava seduto su di lei e leggeva delle cose molto gradevoli chiamate favole a due piccoli esseri rumorosi chiamati bambini.
Ernesto il cesto di vimini raccontava che Federica, la ragazza magra coi capelli lunghi e lisci, una volta gli aveva messo un cuscinetto imbottito all'interno e per un bel po' di tempo era diventato la cuccia di Zorro, il gatto nero. «Ah! – sospirava Ernesto – uno dei periodi più belli della mia vita».

Tutti avevano avuto una vita avventurosa nel mondo di fuori, tranne Peppina: lei aveva conosciuto solo la cantina. Però non si lamentava: negli anni aveva visto anche tanti oggetti andare via da lì, ammassati dentro anonimi scatoloni di cartone, senza una spiegazione, disorientati, spaventati. Nessuno sapeva che fine avrebbero fatto, ma si vociferava che quella, per loro, sarebbe stata proprio... la fine!

Un giorno di primavera la porta della cantina si aprì: era Federica, la ragazza magra coi capelli lunghi e lisci. Contrariamente al solito, invece di pigiare l'interruttore della luce, accese una torcia. Salì sulla scala, si avvicinò a Peppina e la svitò. «Ti sostituisco con una lampadina a basso consumo, amica mia». “Grazie per avermelo detto – pensò Peppina – ma ora cosa farò? Finirò dentro un anonimo scatolone? Che ne sarà di me?”.
Triste e impaurita, forse ormai rassegnata a chissà quale brutta fine, si ritrovò, come tanto tempo prima, dentro la borsa a tracolla della ragazza, al buio, in mezzo a un pacchetto di fazzoletti di carta, una forbice, un portafogli, una borsetta per il trucco, un rotolino di nastro, un golfino piegato, un astuccio, un'agenda e un telefonino.

Presto Peppina finì su un tavolo di legno, in una stanza piena di sole. Il sole: ne aveva sentito parlare. Era davvero la lampada più potente, più grande, più luminosa del mondo. Che luce! E che piacevole calore!
«Peppina! Anche tu qui! Che bella sorpresa!» era Ernesto, il cesto. Sembrava diverso da solito, più bello: pieno di nastri colorati, pezzi di stoffa, scatole di perline, boccette di colori.
A un certo punto Federica afferrò delicatamente la lampadina per la base: «Amica mia, ora ti cambierò completamente il look, spero ti piaccia». A Peppina intanto piaceva questo fatto che la ragazza le diceva sempre prima cosa stava per fare. In quanto a questo nuk, buk, luk... boh, chissà cosa voleva dire. Poi, «ihihih, uhuhuh, ahahah», fu tutto un ridere con quei pennelli che le facevano il solletico avanti e indietro per la liscia superficie. Federica la guardava e sorrideva soddisfatta: «Davvero un bel lavoro, sono stata brava, sì sì».
«Ho sentito dire che si chiama riciclo creativo», sussurrò a un certo punto Ernesto.
Un improvviso colpo di vento fece aprire il vetro della finestra e per un attimo Peppina vide la sua immagine riflessa: sembrava una signorina come Federica, ma con i capelli corti e un bel ciuffo sulla fronte, il rossetto sulla bocca a forma di cuore e un piccolo foulard intorno al collo.
Insomma, la ragazza si divertiva a dipingere le faccette sulle lampadine usate. Era brava, ne aveva collezionate un bel po'.
Così Peppina venne collocata nella camera di Federica, su un comò, davanti a una lampadina tonda biondina e vicino a un bel tipo coi baffetti.
«Piacere, Gino lampadino».
«Piacere, Peppina».
Lui si accese subito di entusiasmo: «Sei bellissima».

Questa è la storia di una lampadina da 40 watt di nome Peppina, che per tanti anni era stata appesa al soffitto di una cantina. E quando sembrò che tutto per lei stesse per finire, Peppina non si spense, ma si riempì d'amore e divenne più bella e più splendente di prima.


 

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