Una sola è la strada per la felicità, dice il saggio.
Oddio, forse dovevo svoltare prima.

giovedì 27 novembre 2014

Racconti fatali: LA FARFALLA COSTANTE


Ero solo una piccola larva, e già la mia timidezza mi rendeva difficile ogni rapporto sociale.
Le formiche mi prendevano i giro e le rane mi facevano i gavettoni.
Ma io mi facevo forza, e andavo avanti.

Un giorno, mentre passeggiavo su una foglia di gelso, urtai involontariamente un baco da seta. Io gli chiesi umilmente scusa. Nonostante ciò, lui mi ricoprì tutta della sua bava appiccicosa.
Io mi feci forza, e andai avanti.

Neanche nello stadio di crisalide ebbi pace: le api usavano il mio involucro per affilare i pungiglioni e le cicale non mi facevano dormire.
E io mi facevo forza, e andavo avanti.

Le cose peggiorarono quando divenni farfalla.
«Sei solo una cavolaia!» mi ripetevano.
Mi sentivo tanto sola.

Incontrai un calabrone, molto distinto nel suo frac, e me ne innamorai perdutamente.
Mi mise incinta e mi abbandonò su una foglia di malva, che è il massimo della miseria.
Da quella unione sfortunata nacque un bruco verde e peloso, e tutti andavano dicendo che mi somigliava.
Io mi facevo forza, e andavo avanti.

Con il mio piccolo affrontai la pioggia, la neve, il vento e i bambini dell'asilo.
Mi ferirono le ali, mi staccarono le antenne.
E io mi feci forza.

Volevo anche andare avanti, ma fui catturata dalla Vispa Teresa.

Non aveva ancora studiato la celebre poesia a lei ispirata e mi stritolò.



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